I costi previsti per il viaggio di andata e ritorno in pullman € 9,00 , mentre per il biglietto ingresso all’Oasi , compreso il servizio guida: € 6,00
Le prenotazioni sono già aperte. Rivolgersi a : Giulio Tricarico oppure a ingtricarico@gmail.com; Andrea Bozza |
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Appuntamento: Liceo Scientifico “Volta” ore 7,30 |
Rientro previsto: Liceo Scientifico“Volta”ore 18,30 |
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Direttori: Andrea Bozza - Giulio Tricarico - |
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Programma dell'escursione |
1) Partenza da Foggia Liceo Scientifico “Volta” ore 7,30; |
2) Arrivo a Guardiaregia (CB) presso il centro visite dell’OASI WWF ore 9,30; |
3) Accoglienza, presentazione ed informazioni tecnico-scientifiche sull’Oasi; |
4) Inizio escursione con servizio guida: ore 10,30; |
5) Fine escursione ore 13,00, pranzo a sacco nell’area pic-nic del Comune; |
6) Partenza per gli scavi archeologici di Altilia- Sepino ore 14,00; |
7) Visita libera agli scavi (ingresso libero) fino alle ore 16,30; |
8) Ritorno al pullman e partenza per Foggia ore 17,00;
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9) Rientro a Foggia ore 18,30 |
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Descrizione dell'escursione Oasi WWF Guardiaregia-Campochiaro |
L'Oasi WWF Guardiaregia-Campochiaro si trova in provincia di Campobasso nel comprensorio dei Monti Matese, Gallinola, Mutria. L'area, di 3135 ettari, è una delle Oasi più grandi e selvagge in gestione al WWF. L'ambiente è montano e forestale con spettacolari fenomeni carsici, come il Canyon del torrente Quirino, la Cascata di San Nicola (salto totale di 100m) e le Grotte di Pozzo della Neve (profondità - 1048 m.) e del Cul di Bove (profondità - 913 m.) che sono tra i più profondi abissi d'Europa.
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Fra le tante opportunità offerte è stato scelto il sentiero delle gole del Torrente Quirino con la cascata di San Nicola. Le Gole del Torrente Quirino, situate a ridosso del paese di Guardiaregia, formano una stretta e profonda incisione tra il centro abitato e le alture circostanti con una lunghezza di circa 4 km, dagli 800 m./s.l.m. di località Arcichiaro fino a circa quota 600 m./s.l.m. della chiesa di Santa Maria ad Nives. La visita si svolge sull'anello del sentiero natura "San Nicola" (cfr. n° 1 in mappa) dura circa un ora e mezzo: il primo tratto è in pendenza, poi in piano. Molto spettacolare perché si svolge ai margini delle gole del Quirino e della cascata di San Nicola Nei pressi di Guardiaregia, il canyon del Quirino riceve il torrente Vallone Grande attraverso la spettacolare cascata di San Nicola. La cascata, che raggiunge un’ altezza totale di circa 100 metri, ha un regime stagionale ed è priva di acqua solo nei mesi estivi di luglio e agosto.
La vegetazione delle Gole del Quirino mostra due specie molto interessanti come il Leccio che, costituisce una delle rare localizzazioni matesine, e la presenza extrazonale di un arbusto tipico della macchia mediterranea, il Corbezzolo nell’unico sito segnalato sul versante orientale del Massiccio del Matese. Inoltre, in diverse zone dell’Oasi è possibile osservare altre importanti fioriture come il Sigillo di salomone, il Giglio di San Giovanni, l’Aquilegia vulgaris, l’Anemone dell’appennino, l’Hepatica nobilis, la Belladonna e 38 specie di orchidee spontanee.
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Il Lupo è il signore dell’area protetta. Tra gli altri mammiferi segnaliamo anche il Gatto selvatico, il Tasso, lo Scoiattolo, il Cinghiale ed il Capriolo.
Vista la ricchezza d’acqua per gran parte dell’anno, gli anfibi sono una presenza fondamentale dell’Oasi ed è molto interessante l’osservazione di un raro endemismo italiano come la Salamandrina dagli occhiali che, simbolo della Riserva, è stata ultimamente riclassificata come sottospecie a se stante e denominata Salamandrina perspicillata. Nel sottobosco della faggeta, non è difficile imbattersi nella grande Salamandra pezzata e in primavera, sia sul torrente Rio Vivo che sul San Nicola, la Rana dalmatina. Tra i rettili segnaliamo la Natrice dal collare ed il Saettone occhi rossi.
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Tra gli uccelli rapaci, un capitolo a parte merita l’importante avvistamento dell’Aquila reale più volte in volo sulle faggete, alla ricerca di nuovi areali di predazione, ma non da meno è l’osservazione del rarissimo Lanario nell’area delle gole del Quirino; sono presenti inoltre il Falco pellegrino, il Falco pecchiaiolo, il Nibbio reale e la Poiana. Fra gli altri uccelli si segnala sui costoni del Mutria il Gracchio alpino e, su tutta l’area, il Corvo imperiale, il Picchio rosso maggiore, il Picchio verde e il Picchio muratore; sulle fredde acque dei torrenti San Nicola e Rio Vivo è possibile individuare il caratteristico Merlo acquaiolo.
Nell’area protetta, sono inoltre state censite circa 340 specie di farfalle tra notturne e diurne.
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Scheda Tecnica |
Difficoltà: T |
Quota massima: 800 m s.l.m. |
Quota minima: 600 m s.l.m. |
Dislivello: 200 m. s.l.m. |
Durata: 2 ore |
Lunghezza: Km. 3,00 |
Acqua: 1 litro |
Abbigliamento: a cipolla |
Attrezzatura consigliata: scarpe da trekking, |
bastoncini |
Colazione: a sacco |
Distanza luogo escursione da Foggia: Km.130 |
Download scheda: |
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PARCO ARCHELOGICO DI ALTILIA SEPINO |
Sepino è un centro di pianura, situato ai piedi del Matese e aperto sulla valle del Tammaro. Il nome deriva probabilmente dasaepire “recintare” ad indicare l’antico stazzo recintato connesso all’allevamento transumante, attività continuata poi nel forum pecuarium.
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La città romana è preceduta da un centro fortificato di epoca sannitica che sorge sulla montagna retrostante, detta di “Terravecchia”, espugnato dai romani nel 293 a.C., durante la terza guerra sannitica, ed in seguito a ciò abbandonato dalla popolazione che si sposta appunto a valle. Sceglie un luogo che è punto di incontro di due assi stradali che diventano il decumano e il cardo massimi della città: il tratturo Pescasseroli-Candela e quello trasversale che scende dal Matese e prosegue verso le colline della piana del Tammaro. Il centro ha una sua prima organizzazione nel II secolo a.C. e la massima fioritura in età augustea, quando vengono costruiti o restaurati i più importanti edifici della città (dal foro alla basilica, dal macellum alle terme). L’impianto urbano si mantiene vitale almeno fino al IV-V secolo d.C., quando si registra un nuovo fermento edilizio, probabilmente a seguito del terremoto del 346 d.C. che colpì il Sannio e la Campania. A questo periodo segue una forte crisi economica e demografica, aggravata dalle devastazioni della guerra greco-gotica (535-553 d.C.) riflessa nell’abbandono e crollo degli edifici più importanti del centro, nel restringimento dell’area abitata, nell’interramento del basolato del foro e nell’uso sepolcrale di alcune aree ai suoi margini.
Nel 667 d.C. si ha la cessione di tutta la piana ad una colonia di Bulgari da parte dei duchi longobardi di Benevento e la ripresa dell’agricoltura per opera dei benedettini del monastero di S. Sofia di Benevento. La ripresa dura fino alla metà del IX secolo d.C. quando il territorio è minacciato dalle scorrerie dei Saraceni e la popolazione si sposta sulle cime che circondano la piana, alla ricerca di luoghi più sicuri, determinando la successiva nascita dei castelli. La popolazione della Sepino romana si sposta così nel Castellum Sepini, l’attuale Sepino, posto in montagna, in un luogo più sicuro e difendibile. La situazione rimane immutata fino all’arrivo dei Normanni, nella prima metà del XI secolo d.C., quando il territorio di Sepino, insieme a quello di Campobasso, diviene una delle baronie della Contea di Molise.
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