Descrizione del percorso: L’itinerario proposto per la vetta del Pizzo I Mai segue il sentiero n. 116 A della carta dei Monti Picentini attraversando il Vallone del Faggeto. Dalla piazza L. Conforti di Capo Calvanico si segue la strada asfaltata che passa sotto un arco e che continua a salire verso la montagna, restringendosi e costeggiando castagneti e noccioleti. A quota 800 circa si lascia l’auto parcheggiando alla meglio su alcune piazzole della stradina, e si imbocca il sentiero 116 A ad un evidente bivio con segnale CAI sulla destra. Il sentiero inizia in una valletta, segue direzione Nord-Sud per circa 1 km, costeggia l’Acqua Brecciarella, e risale il Vallone del Faggeto tenendosi in destra orografica. Il sentiero devia poi in direzione Est-Ovest, che si mantiene grosso modo per circa 2 km, e incrocia ogni tanto i muraglioni di contenimento del locale acquedotto. Giunti in località Scarfatella, si incontra un evidente bivio dove prendiamo la diramazione a sinistra verso il Tuppo dell’Uovo (la diramazione a destra arriva al Varco del Faiostello) e continuiamo a salire lungo il sentiero a tornanti nella faggeta, con aumento della pendenza; giunti al Varco della Teglia, ovvero sulla cresta principale dell’Alta Via dei Picentini occidentali, contrassegnata col numero 116, a sinistra si andrebbe al Tuppo dell’Uovo, invece noi prendiamo a destra il sentiero verso il Pizzo I Mai, che si raggiunge in circa mezz’ora. La forma acuta della montagna e la sua posizione garantiscono un amplissimo panorama su tutti i Picentini, gli Alburni e la piana di Salerno, i Monti Lattari, il Vesuvio, il Partenio, il Matese ed oltre. Il ritorno è lungo lo stesso sentiero dell’andata. |
Il Parco Regionale dei Monti Picentini ha un’estensione di circa 63.000 ettari nel cuore dell’Appennino Campano. La complessa ed articolata catena montuosa dei Picentini si estende tra il corso superiore dei fiumi Calore, Sabato e Sele. In particolare, la catena è delimitata a nord dal fiume Ofanto e dalla direttrice Lioni - Nusco - Castelvetere sul Calore - Chiusano San Domenico; ad ovest dalla Valle del Sabato fino a Serino, dal torrente Solofrana e dalla Valle dell’ Irno; a sud dal fiume Picentino e ad est dalla Valle del Sele. L’attuale assetto morfologico dei Monti Picentini è il risultato sia della tettonica sia dell’azione erosiva operata dagli agenti atmosferici. A grandi linee, è possibile dividere il comprensorio in due distinte zone caratterizzate da un diverso processo morfoevolutivo. La zona pedemontana e le valli adiacenti presentano una morfologia dolce e pendii degradanti verso il fondovalle. La seconda zona è caratterizzata da una morfologia estremamente aspra ed accidentata con la presenza di numerose creste e cuspidi rocciose. Il massiccio costituisce dal punto di vista geologico un unico blocco carbonatico di forma rettangolare, con il lato maggiore, lungo 35 Km, orientato a NW-SE ed il lato minore, di estensione pari a 25 Km, orientato NE-SW. Tale blocco è delimitato da una serie di lineamenti tettonici, di estensione regionale, che ne hanno determinato il sollevamento rispetto alle zone circostanti. L’impalcatura della intera struttura dei Monti Picentini, costituita da calcari, calcari detritici e dolomitici microcristallini, grigiastri o avana e dolomie (CretaceoGiura-Lias-Trias) è circondata oltre che dai prodotti vulcanoclastici attribuibili alle eruzioni degli apparati vulcanici del Somma-Vesuvio e dei Campi Flegrei, anche da materiali alluvionali e soprattutto da formazioni Flyschioidi prevalentemente Mioceniche ( argille ed argille sabbioso-siltose di vario colore). La rete idrografica si è impostata sulle principali linee tettoniche con alcuni solchi vallivi percorsi dai rami superiori dei fiumi Sabato, del fiume Tusciano del fiume Picentino. L’alta valle del fiume Sele limita il massiccio più ad est separandolo da quello del Marzano, mentre verso nord i Picentini incombono con i loro contrafforti boscosi sulla alta valle del fiume Ofanto e sul medio corso fluviale del Calore. A sud infine essi scendono rapidamente sul fianco orientale del golfo di Salerno e sulla piana del Fiume Sele. Pressoché interamente ricoperti di fitti boschi di castagneti e di faggi, i rilievi montuosi spesso sono interrotti da versanti acclivi, profonde ed incise valli (Valle della Caccia, Vallone Matrunolo) e da piane, altipiani e conche endoreiche più o meno ampie di natura carsica (Piana del Dragone 690 m – Altopiano del Laceno 1053 m – Piano di Verteglia 1180 m – Piano di Campolaspierto 1290 m – Piano del Gaudo 1050 m - Piana di Ischia 1215 m - Piana delle Acquenere 1088 m ecc.). L’elevato grado di fertilità dei terreni di copertura, unitamente al notevole grado di umidità legato alla presenza di acquiferi, permette la nascita di una folta, verdeggiante e lussureggiante vegetazione costituita da varie e pregiate essenze naturali. Le rocce calcaree presenti in questa area si caratterizzano per un elevato grado di fatturazione. I materiali carbonatici che costituiscono l’impalcatura del predetto sistema montuoso, sono caratterizzati da una permeabilità già alta per il grado di tettonizzazione, fessurazione e fratturazione dei litotipi, dovuta ad eventi tettonici: essa risulta esaltata dalla presenza di un fenomeno carsico molto evoluto che ha facilitato l’attacco chimico delle acque meteoriche e, quindi, ha generato un carsismo che è ancora in fase giovanile e che in superficie si manifesta con le sue caratteristiche forme tipiche costituite da grotte, inghiottitoi, doline ecc. Inoltre, il particolare assetto della distribuzione dei materiali argillosi che bordano i predetti massicci montuosi, fungendo da soglia di permeabilità, consentono, nelle zone profonde dei massicci, notevoli accumuli idrici. Si tratta di acquiferi di notevole potenzialità idrica e di eccezionali caratteristiche chimiche ed organolettiche. Tali particolari condizioni idrogeologiche, rendono la catena montuosa dei Picentini il più importante dei serbatoi idrici sotterranei presenti nell’intero Appennino Meridionale. Allo stato, sono destinate al consumo umano oltre 10.000 l/sec., le acque delle sorgenti del Serino emergenti nella media valle del Sabato, quelle del gruppo sorgivo di Cassano Irpino che scaturiscono nella media valle del Calore, quelle del Sele che emergono in prossimità dell’abitato di Caposele, quelle di Quaglietta, dell’Ausino, di Sorbo Serpico, di Beardo in agro di Montemarano e tante altre che quotidianamente soddisfano le esigenze idropotabili di una popolazione complessiva di oltre quattro milioni di persone residenti in Puglia, nel Napoletano, nel Salernitano, in Irpinia e nel Sannio. A queste risorse naturali devono aggiungersi le bellezze paesaggistiche, di particolare interesse per gli scenari ambientali, le caratteristiche della flora e della fauna e quelle storiche, architettoniche, artistiche e culturali.
Fonte: Sito web Parco Regionale Monti Picentini |