Il sentiero è stato invaso dalla vegetazione, perché non più percorso dai contadini. Durante le vacanze natalizie con un gruppo di volenterosi abbiamo provveduto a ripulirlo in parte. È necessario, però, procedere ad un’ulteriore ‘campagna’ di deforestazione. D’accordo con il presidente si è deciso di mantenere l’escursione prevista nel programma, chiedendo ai soci partecipanti di contribuire a ripulire l’antico sentiero. Chi ha attrezzi è pregato di portarli. Si tratta di un percorso che attraversa uno dei valloni più selvaggi che dalla piana di Macchia risalgono verso il santuario dell’Angelo. Il nome del vallone è dovuto ad una leggenda documentata per la prima volta nel testo di padre Marcello Cavaglieri (1649 – 1705). La leggenda è probabilmente sorta per la presenza, alla quota 476 m., di un enorme masso in cui vi sono impronte di fossili che richiamano vagamente l’impronta delle mani di un gigante (il paladino Orlando) o gli zoccoli di un cavallo. Si riporta per opportuna conoscenza il testo del Cavaglieri: Il pellegrino al Gargano ragguagliato dalla possanza beneficante di San Michele nella sua celeste basilica dal p. f. Marcello Cavalieri da Bergomo dell’ordine de’ Predicatori, per Giuseppe Piccini, Macerata 1680, (rist. a cura di M. Melillo – P. Piemontese Siponto/Manfredonia 1987), foll. 265-266, pag. 98.
Proseguendo la storia farei torto a Rotlando che rapportai come soldato sul Gargano, se qui non l’annoverassi anche tra Pellegrini (…) Egli l’anno 774, mandando in fumo il Saracinisimo, autenticò su questo Monte Angelico, col carattere dell’altrui esterminio, la fede che Iddio facit ministros suos flammam ignis (Ad Hebr. 1). Havrebbe però ritrovata la Tomba sotto una smisurata pietra, che da un’alta rupe, detta hoggi la rupe di Orlando, le fu scaricata da Saracini, se egli, veduto l’imminente pericolo, col nome di s. Michele in bocca, non havesse potuto la mano divertir altrove il gran sasso. In questo appare ancor hoggi la impressione della mano; e si noma perciò dal Volgo la stampa di Orlando. (…) Ritornando in Francia con ventimila de’ suoi vittoriosi, assalito nelle colline Pirenee da cinquantamila Vasconi vi lasciò la vita, doppo haver prima ucciso Marsirio, Duce de’ nemici. S. Michele in quel punto portò l’anima di Orlando a i Trionfi del Cielo. L’attestarono i Demonij medesimi dicendo, come riferisce il Natale: Michael animam Rotlandi ad Paradisum hac hora portat (lib. 5, c. 121).
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Mattinata: paradiso di orchidee
Nel Gargano, ci sono circa 2500 specie di piante da scoprire e rispettare. La cittadina di Mattinata è diventata una meta sempre più ambita dagli amanti della natura. Tutto il territorio regala scenari da sogno, ma al di là del paesaggio, ci sono tesori naturali che attirano studiosi ed appassionati da tutto il mondo: sono le Orchidee spontanee: circa 90 specie, uniche nel mondo vegetale. Più ricercate e
fotografate sono quelle appartenenti al genere Ophrys che imitano per forma e colori gli insetti impollinatori, un espediente per la sopravvivenza e la conservazione della specie.
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La necropoli
La necropoli-santuario di Monte Saraceno conserva le più mirabili testimonianze del culto dei morti dei Dauni. In passato in quest’area sorgeva un abitato, probabilmente protetto da un fossato; all’esterno una vasta area destinata a necropoli. Il tappeto di sepolture si sviluppa dalla cima del monte e scende lungo tutto il pendio fino al mare. Sono tombe scavate direttamente nel banco calcareo, a sezione trapezoidale, di dimensioni differenti tra di loro |