il percorso, anche a motivo della situazione Covid, prevede l’andata e il ritorno sullo stesso tragitto. L’escursione, a parte la lunghezza, non presenta difficoltà particolari. Il percorso prevede tratti asfaltati, sterrati e sentieri nell’attraversamento del Vallone della Fratta.
Si esce da San Giovanni prendendo la SS 272 per Monte Sant’Angelo e, si oltrepassa la SP 43 che porta a Cagnano Varano. Dopo 500 m c’è una deviazione con strada asfaltata sulla sx. La stradina perde l’asfalto dopo 700 m e prosegue con un bellissimo tratturo delimitato da muretto a secco che passa davanti ai ruderi della chiesa di Sant’Egidio e poi scende nella omonima piana in cui inizia l’asfalto. Qui si incontra una segnalazione di Via Francigena, con la possibilità di raggiungere una fontana. Passando alle spalle di un grande albergo ormai non funzionante, ci si deve inoltrare a sx nell’ultima stradina, sempre asfaltata per altri 700 m e, raggiungere i ruderi di San Nicola al Pantano. Si continua sulla stessa carrareccia che penetra in un bosco e che prende a salire per circa 600 m; si devia a dx scendendo in un canalone (e risalendo nell’altro versante) che poi prosegue con un sentiero delimitato da una staccionata che corre in alto a dx del canale (quasi sempre in secca) e raggiunge un vasto pianoro. Oltre il pianoro inizia una larga carrareccia che passa davanti a cave di sabbia (sulla dx) e raggiunge la SS 272.
DESCRIZIONE DEL TERRITORIO:
La mulattiera presenta per lunghi tratti scalini scavati nella roccia dai contadini, dai pastori e dai devoti per rendere la salita più agevole, denominata "Scala Santa" e fino alla metà del secolo XX, era uno dei più frequentati itinerari sacri verso la Grotta di S. Michele. Infatti conserva ancora le testimonianze, del passaggio di pellegrini avvenuto nei secoli passati, con numerose croci piccole e grandi, semplici ed elaborate, greche e latine, graffiate o scolpite sulle pareti rocciose.
Nel bosco, lungo la via, è ancora oggi possibile osservare le rovine del piccolo monastero di San Nicola al Pantano, appartenente, come quello di Sant’Egidio, all’Abbazia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni. Sugli insediamenti di Sant’Egidio e San Nicola al Pantano si hanno delle notizie certe. Di una chiesa di Sant’Egidio, posita in Prato Gargani, che si trova all’estremità meridionale del Pantano, si fa menzione per la prima volta in una Cartula oblationis con cui nel 1086 il conte Enrico di Monte Sant’Angelo la offre all’abbazia della SS. Trinità di Cava. Attorno alla chiesa dovette presto sorgere un casale omonimo a cui si fa riferimento in una Cartula Venditionis del 1136. Il Casale viene menzionato ancora per varie contese di proprietà con privati di Monte Sant’Angelo e di San Giovanni Rotondo. Tuttavia il casale dovette avere vita breve; già in un atto del 1270, che conferma il possesso delle chiese di Sant’Egidio e di San Nicola di Pantano da parte dell’abbazia di Cava, si fa cenno al “casale dirutum quod dicitur Sanctus Egidius cum pantano”. Successivamente si parlerà soltanto del reddito e dei proventi delle chiese di Sant’Egidio e di San Nicola in Pantano e mai più di un casale di Sant’Egidio. Meno menzionata dai documenti è la chiesa di Sancti Nicolai in capite Pantani Sancti Egedii, così detta perché si trova all’estremità settentrionale dell’alveo all’inizio del vallone della Fratta. Le più antiche menzioni sono datate al 1185, 1189 e 1196. La fondazione di San Nicola potrebbe essere stata voluta dagli stessi benedettini di Cava proprio in funzione dei pellegrini che si recavano a Monte Sant’Angelo. Ad ogni modo, con un atto del 1185, un abitante di Casale Nuovo dona alla chiesa di San Nicola una parte dei suoi possedimenti nei pressi del suddetto Casale sulla strada detta di Rignano per edificarvi una chiesa ed un ospizio per i poveri. Nel 1225 in un diploma di Federico II se ne attribuisce il possesso all’Abbazia di Santa Maria di Pulsano. A partire dal 1270 San Nicola viene menzionata sempre insieme a Sant’Egidio, come chiese persistenti sul territorio del Pantano e dipendenti da Cava. Si può immaginare che l’hospitale di Casale Nuovo, Sant’Egidio e San Nicola costituissero una sorta di rete di ospizi cavensi, sulla strada percorsa dai pellegrini diretti a Monte Sant’Angelo. |