Club Alpino Italiano - Sezione di FOGGIA
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Escursione 27 marzo - TOMAIUOLO – ABBAZIA DI PULSANO- Parco Nazionale del Gargano

 

Scheda Tecnica

Difficoltà:

  T– E
Quota massima:   530 m. (Tomaiuolo)
Quota minima : 470 m. (Abbazia Pulsano)
Durata A/R:   5 ore circa (comprese soste)
Lunghezza:   8 km
Pranzo:   a sacco
Acqua:   si consiglia di portare almeno 1,0 litri: non è possibile rifornirsi lungo il percorso.
Distanza da Foggia:
  circa 45 minuti da Foggia.Viaggio di trasferimento con auto proprie.
Attrezzatura necessaria:   scarponcini da trekking (obbligatori), abbigliamento a strati da montagna, giacca a vento, bastoncini da trekking (consigliati).
Come raggiungere il luogo di inizio percorso:  
da Foggia prendere SS 89 Foggia-Manfredonia in direzione Manfredonia, dall’uscita Manfredonia Centro entrare in Manfredonia, svoltare dopo circa 2 km a sinistra verso Frazione Montagna, dopo sosta al belvedere, si prosegue fino a Tomaiuolo.

 

  Autodichiarazione
  Note Operative partecipanti
  Scheda Tecnica

 

 
Appuntamento:    

ore 8.15 di fronte al Caffè dell’Alba - Partenza: ore 8.30 stesso luogo

 
Direttori:
Renzo Infante 320.0151188 - Roberto Lavanna 338.4768024
 
DESCRIZIONE del territorio:

Una passeggiata attraverso un sentiero molto interessante dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, ricco di alberi di leccio, roverella e carpino bianco, piante di timo, rosmarino e asparagi, quando è il tempo. Santa Maria di Pulsano è stata fondata sul colle di Pulsano nel VI secolo per opera del monaco-papa San Gregorio Magno, l’abbazia, con i suoi eremi circostanti, è stata sino ad oggi – con alterne vicende storiche – luogo di monaci, anacoreti e cenobiti, orientali e latini. Dopo il primo insediamento dei monaci di S. Equizio, legato alla famiglia Anicia cui S. Gregorio Magno apparteneva, l’originario monastero eremo passò, per un breve periodo, a ridosso del X secolo, sotto la giurisdizione cluniacense. Distrutto successivamente da incursioni saracene, agli inizi del XII secolo fu ricostruito ad opera di San Giovanni da Matera, pellegrino al celebre santuario micaelico di Monte Sant’Angelo, ove “una donna, degnissima di venerazione per l’aspetto di serena pietà, con la mano gli indicò dove dovesse andare per edificare una chiesa”: è la Madre di Dio – secondo il canone iconografico – odigitria, “colei che indica la via”, la perpetua custode di Pulsano, che in seguito sarebbe sempre stata venerata con grandissima devozione dalle popolazioni locali, anche nei periodi di abbandono da parte dei monaci. Dall’austera testimonianza di vita di San Giovanni Abate scaturì una famiglia monastica autonoma, l’Ordine degli Eremiti Pulsanesi, detti anche gli “Scalzi”, i quali rifacendosi rigidamente alla regola di San Benedetto e alla tradizione monastica orientale già presente in tutta il meridione, ebbero in questo monastero garganico e nei suoi eremi la loro Casa Madre, da cui dipesero circa 40 monasteri, sparsi non solo in Puglia ma anche in Italia centrale e settentrionale e persino oltre l’Adriatico. Fra il XIV e il XV secolo l’Ordine pulsanense si estinse e l’abbazia fu custodita da monaci cistercensi, poi da frati domenicani e francescani e infine da monaci celestini, che furono presenti stabilmente su questo colle fino alla soppressione murattiana del 1809. Il complesso monasteriale fu affidato in seguito dal Demanio borbonico ad alcuni sacerdoti diocesani che lo gestirono fino al 1969, anno in cui fu definitivamente abbandonato e in cui cominciò un processo di grave depauperamento artistico dell’abbazia, a causa di furti di ignoti e atti vandalici. In questo luogo, per secoli, santi uomini alla sequela radicale di Cristo si dedicarono totalmente alla contemplazione e all’ascesi, nella vita cenobitica e specialmente in quella eremitica: sopra questi spuntoni rocciosi e in queste valli, vero santo deserto monastico, oltre all’abbazia sono disseminati ben 24 eremi con celle e luoghi di culto e di lavoro, alcuni persino affrescati, collegati tra loro da una rete di stradine e sentieri scoscesi, purtroppo anch’essi in stato di semiabbandono. Ma dal 1990, grazie all’opera del volontariato prima, e successivamente dei monaci, qui di nuovo presenti dal 1997, l’Abbazia è oggi rinata a nuova vita, tramite una comunità monastica legata all'arcidiocesi di Manfredonia e alternativamente si tiene il rito liturgicolatino e bizantino

 

DESCRIZIONE del percorso

Si parte da un antico tratturo all’inizio della strada asfaltata che porta alla frazione di Tomaiuolo, con splendida vista sul golfo, qui la parte un poco impegnativa del percorso su rocce. Da Tomaiuolo si imboccherà il sentiero inaugurato nel 2016, intitolato a Pasquale Tomaiuolo; nel suo tratto iniziale, si allontana da Tomaiuolo in direzione est ed è compreso tra due muri a secco; una ripida discesa conduce nella boscosa Valle Mattina e si conclude sul ponticello che scavalca il relativo rivolo, dopodiché il sentiero corre parallelo a questo fondovalle, nel bosco e verso sud, per altri 250 metri fino a raggiungere la strada incompiuta che avrebbe dovuto collegare Manfredonia all’Abbazia di Santa Maria di Pulsano, la percorreremo fino alla fine (muro di roccia), per godere della vista su Pulsano e quindi torneremo indietro, proseguendo verso Pulsano, ammirando nel contempo gli splendidi ed ampi panorami sui sottostanti e ripidi valloni, sul Golfo di Manfredonia, sulla Piana del Tavoliere, sui Monti Dauni ed il Vulture, sulle Murge e la costa del nord barese. Qui visiteremo prima l’Eremo di San Nicola e quindi l’Eremo di San Gregorio e l’Abbazia. Ritorno sulla strada incompiuta e quindi sul sentiero storico Abbazia Pulsano-Tomaiuolo. Eremo di San Gregorio (a fianco dell’Abbazia) Presumibilmente il più antico luogo di eremitaggio sul colle di Pulsano, costituito da un’ampia cavità naturale di circa 200 mq, è dedicato da tempo immemorabile a S. Gregorio Magno, il grande monaco-papa fondatore del monachesimo in terra garganica. L’interno a forma di L converge in un piccolo antro adattabile a zona presbiterale qualora vi siano celebrazioni di sante messe. Fino a pochi anni fa questo eremo era abbandonato, usato come stalla dai pastori della zona. Grazie al lavoro profuso dal volontariato locale nel 1995 l’eremo è stato ripulito, riportato all’antica dignità e ripristinato a luogo di preghiera e meditazione. Attualmente è impiegato per celebrazioni, conferenze e accoglienza di gruppi, oltre ad ospitare la pregevolissima mostra fotografica permanente degli eremi di Pulsano, ad opera di A. Torre. Eremo di San Nicola (distanza dall’Abbazia: 15 minuti) Ubicato nel vallone immediatamente sottostante la Chiesa abbaziale, vi si accede attraverso una lunga e scenografica scalinata scavata nella roccia, che dal limitare di uno strapiombo si snoda fino alle vicinanze dell’ingresso dell’eremo. Formato da due vani ricavati in parte da una cavità naturale e in parte da murature, presenta due ingressi scavati nella roccia; all’interno dello stipite di uno di essi è scolpita una grossa croce greca con al centro un’altra più piccola. Sulle pareti interne di questo eremitaggio si osservano resti di affreschi, tra cui una Annunciazione della Semprevergine e una santa Crocifissione con religiosi oranti, un monaco e un abate con dignità vescovile inginocchiati in adorazione. Lo stato di conservazione degli affreschi è ancora discreto, anche se manomissioni varie – persino incauti tentativi di asporto degli affreschi – nonché numerosi graffiti di firme apposte in epoche recenti, hanno deturpato profondamente queste sante immagini. Da ricordare che in questo eremo nel 1970 fu rinvenuta una pagina dell’evangeliario greco di Pulsano, scampata per miracolo ai roghi dei pastori che qui soggiornavano.

 

AVVERTENZE SUL PERCORSO:

anche se il percorso è semplice e breve, si richiede esperienza e buon allenamento!

Previsioni meteo: comunicate il venerdì precedente la partenza in sede.